martedì 24 maggio 2011

CANNES 2011: TRIONFO DI MALICK E DELUSIONE ITALIANA

Tra applausi, lacrime, espulsioni e polemiche si è appena conclusa la 64ª edizione del più grande festival cinematografico del mondo: Terrence Malick, con il suo The tree of life, ha vinto Cannes 2011 con una Palma d’oro piuttosto discussa.

Con Brad Pitt e Sean Penn attori protagonisti, il quinto lungometraggio del regista texano è stato infatti giudicato miglior film della rassegna. Narrando le vicende di una famiglia americana degli anni ’50 e della crescita interiore di un giovane in difficili rapporti con i genitori, Malick ha presentato una toccante riflessione sul mistero di quello che è appunto “l’albero della vita”. Un’opera introspettiva con cui l’autore, a detta della critica, è riuscito a trattare i temi più profondi dell’esistenza umana senza cadere nella banalità. Per quale ragione allora è stata accolta da parecchi fischi e pochissimi applausi? Considerando che alla chiusura dei battenti le polemiche non mancano mai, resterà al pubblico giudicare la Palma d’oro: il film è uscito da pochi giorni nelle sale italiane.
Se però il finale è stato oggetto di lamentele, di certo non lo è stato l’esordio: con la giuria presieduta dal grande Robert De Niro, ed una bellissima Mélanie Laurent quale madrina di questa edizione, Woody Allen e la sua commedia fantastica Midnight in Paris, fuori gara, hanno aperto il festival.
In concorso invece, oltre al vincitore, altri 19 film: Grand Prix Speciale della Giuria per Il ragazzo con la bicicletta, storia drammatica di un’infanzia incompresa dei fratelli Dardenne; il film d’azione statunitense Drive, di Nicolas Winding Refn, si è meritato il premio per la regia, mentre la pellicola tragicomica israeliana Hearat Shulayim, di Joseph Cedar, quello per la miglior sceneggiatura. Kirsten Dunst è stata giudicata miglior attrice, protagonista del surreale e apocalittico Melancholia: il film danese è rimasto in gara nonostante il regista Lars von Trier e le sue folli dichiarazioni antisemite e filonaziste, che gli sono costate l’espulsione dal festival. Per la miglior interpretazione maschile è stato invece scelto l’attore comico francese Jean Dujardin in The Artist, pellicola in bianco e nero di Michel Hazanavicius che rende omaggio al cinema muto. Infine, la storia di una squadra di polizia raccontata tra sesso e violenza in Polisse, dell’autrice-attrice francese Maïwenn, ha vinto il premio della giuria.
Nonostante i numerosi applausi e il grande successo che sembrava aver riscosso alla presentazione, non ha avuto invece la stessa fortuna La piel que habito, atteso horror-thriller di Pedro Almodòvar, che pare abbia spiazzato gli stessi fans del regista spagnolo per la diversità dai suoi precedenti film.
Ma la più grande delusione è forse stata quella del cinema italiano: nessun premio “prestigioso”, nonostante le attese, per Paolo Sorrentino con This must be the place, storia della vendetta di una rock star ormai ritiratasi dalle scene; nel Palmarès non sono entrati nemmeno Nanni Moretti e il suo attore Michel Piccoli, presentati con Habemus Papam, originale commedia sulla fragilità umana, forse eccessivamente accusata di blasfemia da Vaticano e cattolici sul web.
Certo non può essere però dimenticato quello che è sicuramente un grande riconoscimento per il nostro cinema: la prima Palma d’oro onoraria ufficiale della storia di Cannes, premio alla carriera, che De Niro ha assegnato in cerimonia d’apertura ad un emozionatissimo Bernardo Bertolucci.



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